
Ci sono dipinti che, pur cambiando collocazione, mantengono intatta la loro capacità di affascinare. È il caso della Sacra Famiglia con san Giovannino di Teodoro Ghisi, oggi conservata nella chiesa di Santa Maria Assunta e San Cristoforo in Castello a Viadana. La sua storia è legata all’antica chiesa di San Pietro in Viacava a Belforte, situata sulla strada per Gazzuolo, un tempo in stato di abbandono, ma oggi restaurata e trasformata in sala polivalente grazie all’intervento del Comune di Gazzuolo.
Un inventario del tardo Seicento, che descrive la chiesa, annota che la pala, raffigurante la Vergine con il Bambino, san Giuseppe e san Giovannino, era incorniciata in un’ancona lignea e posta sull’altare di San Giovanni Battista. Tra il 1879 e il 1880, la tela fu donata dai fabbricieri della nuova parrocchiale di Belforte, San Bartolomeo, a monsignor Antonio Parazzi, in segno di riconoscenza per i consigli da lui forniti in occasione di alcuni restauri. Dopo averla trasferita a Viadana, Parazzi la sottopose a un intervento conservativo e la collocò in controfacciata, a sinistra della bussola d’ingresso.
Fu proprio Parazzi a identificare l’autore del dipinto, leggendo sulla superficie pittorica la firma, oggi scomparsa, del pittore mantovano Teodoro Ghisi. La critica moderna, in particolare grazie agli studi di Renato Berzaghi, ha ulteriormente precisato che l’opera appartiene alla fase giovanile del maestro, caratterizzata dall’influenza dei modelli raffaelleschi. Credo che possa essere datata agli inizi degli anni Sessanta del Cinquecento.
Tra le opere presenti nelle collezioni ducali gonzaghesche a cui Ghisi guarda per modellare la composizione, vi è la Sacra Famiglia con santa Caterina d’Alessandria e san Giovannino di Giovanni Francesco Penni, un tempo conservata nel “corridore” di Santa Barbara a Palazzo Ducale di Mantova e oggi al Muzeum Narodowe di Varsavia. La figura di san Giuseppe, specularmente invertita, richiama fedelmente quella della tavola di Penni, mentre il piccolo san Giovannino, raffigurato nell’atto di porgere alla Vergine un lembo del suo mantello scarlatto carico di frutti, ricorda il Bambino Gesù dell’opera ora in Polonia.
La Madonna, seduta su un muretto diroccato, tiene in braccio il Bambino, il quale le stringe dolcemente il mignolo della mano destra mentre volge lo sguardo al cuginetto. Maria, con un’espressione serena e affettuosa, allunga la mano verso Giovanni, poggiandola con delicatezza sulla sua schiena seminuda. San Giuseppe, assorto, osserva la scena mentre appoggia il mento sulle mani incrociate sopra un bastone nodoso. Sullo sfondo, antiche rovine sono qua e là incrostate da una vegetazione spontanea, mentre sulla destra si apre un paesaggio collinare, illuminato da una luce vespertina. Il cielo, percorso da nubi grigie, lascia intuire l’atmosfera di quiete successiva a un temporale. La composizione è permeata da un raffinato equilibrio tra elementi toscani e suggestioni fiamminghe, filtrate attraverso un morbido sfumato tipico della scuola lombarda.
Ghisi attinge a un vasto repertorio di modelli, molti dei quali mediati dalle incisioni del fratello Giorgio Ghisi, celebre per le sue traduzioni grafiche delle opere di Raffaello e della sua cerchia. La capacità del pittore di assimilare e rielaborare queste influenze si traduce in una rappresentazione armoniosa, in cui la grazia raffaellesca si unisce alla sensibilità atmosferica e luministica di matrice nordica.
La presenza della Sacra Famiglia con san Giovannino di Teodoro Ghisi nella chiesa di Santa Maria Assunta e San Cristoforo conferma la lungimiranza di monsignor Antonio Parazzi, raffinato conoscitore e astuto “collezionista”, e rappresenta un ulteriore tassello nel ricco panorama artistico di Viadana, testimoniando altresì le complesse vicende di spostamenti e ricollocazioni operate da Parazzi, che hanno segnato il patrimonio storico-artistico dell’intero territorio tra Mantova e Cremona.

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